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Nel mondo c'è tanta gente che "dice" di saper fare cose straordinarie, ma sono in pochi quelli che le sanno fare realmente...

Il Vajont a 53 anni dalla tragedia

ott 082016

Come non ricordare il disastro di 53 anni fa in provincia di Belluno? A Longarone nel 1963 persero la vita quasi duemila persone per una maledetta diga che voleva sfidare la natura nel vano tentativo di voler unire a tutti i costi la scienza più raffinata dell'ingegneria civile di quel tempo con la politica economica omertosa e controversa del dopoguerra italiano. Costruire una enorme diga alle pendici del monte Toc per realizzare un lago artificiale senza aver prima valutato i rischi geologici che questa impresa avrebbe comportato è stata una delle opere più catastrofiche mai ideate e sviluppate dall'uomo. Con questo articolo voglio ricordare questo tragico evento che segnò per sempre la vita di migliaia di persone. Ecco una interessante ricostruzione:

Vi suggerisco anche di guardare lo stupendo film di Renzo Martinelli realizzato nel 2001 "Vajont - La diga del disonore" che potete vedere gratuitamente cliccando QUI.

In questo film il noto scultore e scrittore Mauro Corona ebbe una parte nel cast interpretando il ruolo di "Pietro Corona".

TAV, ma ne vale la pena?

mag 242016

Prima di tutto vorrei condannare senza indugi la scelleratezza con cui alcuni infami facinorosi, nel più totale disprezzo della vita umana, senza alcuno scrupolo di coscienza si inventano di sabotare nottetempo la rete TAV italiana col rischio di ammazzare centinaia di persone in un colpo solo.

Con questa premessa sono abbastanza convinto che tutti coloro che si oppongono alla costruzione della linea TAV fra Torino e Lione non abbiano poi tutti i torti. Innanzi tutto c'è da dire che se fosse vero quello che si dice, ovvero che questo collegamento servirebbe essenzialmente per il trasporto merci fra la Francia e il resto d'Europa, allora in questo caso una linea TAV non avrebbe alcun senso, le merci non si trasportano con l'alta velocità, al massimo i treni merci possono viaggiare a 160-170Km all'ora per ragioni di sicurezza e per tutta una serie di altri motivi "tecnici". Oltretutto, nessuno ha mai pensato nemmeno lontanamente di intercalare dei super-treni per viaggiatori che sfrecciano anche a 300Km all'ora su una linea ferroviaria "lenta", cioè utilizzata essenzialmente per il traffico delle merci, sarebbe troppo rischioso. D'altra parte sarebbe invece troppo oneroso attrezzare una linea di trasporto merci per renderla compatibile con un trasporto viaggiatori ad alta velocità, a quel punto effettuare un trasporto merci su quella stessa linea avrebbe un costo spaventoso e completamente ingiustificato.

Ma i problemi più gravi sono altri, lo spiega l'Ing. Zucchetti in questo video:

Questi problemi hanno sostanzialmente i nomi di due elementi chimici naturali noti per la loro pericolosità: l'uranio e l'amianto. Infatti è noto che in quella stessa montagna dove oggi si sta scavando il tunnel per la TAV l'Agip e l'Eni negli anni '50 e '60 hanno trovato numerosi "filoni" di questi elementi che affiorano addirittura in superficie. Pensare di non incrociare uno di questi "filoni" durante gli scavi è un'ipotesi assai lontana dalla realtà, e, qualora dovesse accadere, il materiale di risulta che verrà estratto da quel tunnel dovrà essere considerato un rifiuto speciale, e come tale dovrà essere trattato e smaltito, moltiplicando così i costi di un'opera già costosissima e completamente inutile... Eh sì, già... proprio inutile!!... perché un tunnel ferroviario per far passare le merci dalla Francia all'Italia esiste già, sebbene siano necessarie due o tre motrici per vincere l'attrito e la pendenza in salita, se lo si volesse rendere più agevole basterebbe ristrutturarlo... Evidentemente ci dev'essere qualcuno che ci guadagna parecchio a scavare un altro "buco" in quella montagna, la teoria della scarsa efficienza di quello vecchio è soltanto una scusa ridicola, e quelli che ci rimettono siamo sempre noi italiani, in questo caso soprattutto quelli della Val di Susa.

Quanto mi mancano i treni a "bassa" velocità, una volta andavi in stazione, compravi un biglietto, fra l'altro molto più economico di quelli che si vendono oggi, salivi su un treno sul quale si potevano ancora tirare giù i finestrini e impiegavi non meno di cinque ore per andare da Roma a Milano... Ma in quelle cinque ore c'era un mondo che ti girava intorno, nello scompartimento trovavi sempre gente nuova, gente con cui potevi parlare, condividere le tue idee; passavi il tempo a chiacchierare o giocando a carte, e potevi pure farti due risate in compagnia; potevi fare nuove amicizie, e a volte in quel treno avresti potuto anche incrociare la compagna della tua vita invece di cercartela su instagram o su facebook... Eh già, quelli sì che erano treni, altro che TAV!

22 aprile: Giornata della Terra

apr 222016

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La Giornata della Terra (Earth Day in inglese) è il nome con cui oggi, 22 aprile, si ricorda in 192 paesi la protezione ambientale del pianeta Terra. L’obiettivo della giornata è coinvolgere la popolazione mondiale su temi come l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili e la scomparsa progressiva di migliaia di specie di piante e animali.

La ricorrenza fu concepita nel 1969 dall’attivista per la pace John McConnell durante la conferenza dell’UNESCO a San Francisco. McConnell propose di istituire una giornata in cui si celebrasse la Terra, ma questa venne ufficializzata solo un anno più tardi su iniziativa del Senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson. Quando, infatti, tra il gennaio e il febbraio del 1969 a Santa Barbara, in California, si verificò uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil, il senatore Nelson decise di occuparsi maggiormente delle questioni ambientali e, per portarle all’attenzione dell’opinione pubblica, propose appunto l’istituzione di una giornata dedicata a questi temi.

Certo, pare emblematico parlare di "giornata della terra" a meno di una settimana da un altro grave incidente avvenuto a Genova... e pensare che proprio in quel giorno molti milioni di italiani andavano inutilmente a votare per cercare di evitare questi vergognosi incidenti che potrebbero ripetersi in qualsiasi momento.

Il 17 aprile vai a votare, e vota "sì"!

apr 122016

Premesso che l'Italia è un Paese industrializzato che come tanti altri ha basato la propria economia sull'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e derivati) e di conseguenza non potrà mai esserne indipendente nel breve periodo. Tuttavia è noto che le estrazioni mediante trivellazioni profonde del manto terrestre non sono mai state prive di rischi, soprattutto quando esse avvengono in mare aperto. Nonostante tutti i sitemi di sicurezza previsti per evitare qualsiasi tipo di incidente il 20 aprile del 2010 la gigantesca piattaforma semisommergibile Deepwater Horizon è esplosa improvvisamente mentre stava terminando una trivellazione nel Golfo del Messico a circa 80km dalla Lousiana causando uno dei più devastanti danni ambientali che l'opera dell'uomo abbia mai provocato. Due giorni dopo, infatti, la piattaforma si è rovesciata ed è affondata danneggiando le valvole di sicurezza sul fondale marino e il petrolio misto a gas naturale ha continuato a fuoriuscire in mare per 86 interminabili giorni fino a quando il 15 luglio dello stesso anno la BP ha trovato finalmente un modo di chiudere provvisoriamente la falla e che è stata poi sigillata definitivamente il 19 settembre 2010, un incubo durato quasi cinque mesi. Nel frattempo si è calcolato che sono state sversate in mare fra le 460 e le 800 mila tonnellate di petrolio, ovvero fra i 3 e i 5 milioni di barili.

L'entità del danno ambientale provocato dall'icidente della Deepwater Horizon è stato dieci volte più devastante di quello provocato dalla Exxon Valdez, la petroliera che il 24 marzo del 1989 per un errore di manovra si incagliò su una scogliera nel Golfo dell'Alaska e sversò in mare circa 41 milioni di litri di petrolio, inquinando 1900km di coste, uccidendo 250 mila uccelli marini, svariati milioni di pesci e specie marine e molte migliaia di animali acquatici. E che fine ha fatto tutto quel petrolio sversato in mare? Beh, una piccola parte, quella che galleggiava, è stata raccolta e recuperata, oppure bruciata direttamente in mare attraverso gli incendi controllati. La parte più consistente, invece, si è depositata sul fondo marino grazie ai milioni di litri di solventi e altri agenti disperdenti versati in mare proprio per far precipitare il greggio, in questo modo migliaia di uccelli si sono (forse) salvati a scapito di milioni di pesci e di specie marine che giacciono ancora sotto una fitta coltre nera in fondo al mare. Ora io mi domando: che male ci avrà mai fatto questo mare per meritare un trattamento così scellerato da parte dell'uomo?

Giulia di Orvieto stamattina mi ha fatto notare che avevo dimenticato di citare un'altro disastro ambientale avvenuto l'11 aprile 1991 nel golfo di Genova (davanti a Voltri) causato dalla petroliera Amoco Milford Haven che esplose improvvisamente durante un'operazione di manutenzione. La petroliera sversò in mare più di un centinaio di miglaia di tonnellate di greggio che furono arginate con numerosi incendi controllati e spargendo solventi. Il giorno dopo si è tentato di trainare la nave cisterna verso la terraferma, però la prua si spezzò affondando a 490m di profondità. Il resto della nave affondò poi al largo di Arenzano a soli 75m di profondità.

Domenica 17 aprile possiamo cominciare a cambiare questa situazione andando a votare e votando con un "sì" al referendum sulle trivelle. In questo modo 21 impianti di trivellazione posizionate nei nostri mari a meno di 12 miglia nautiche dalla costa (circa 22km) non riceveranno più la concessione governativa per continuare ad estrarre petrolio e/o gas naturali. Scegliere di dare un limite temporale di esercizio alle piattaforme più prossime alla costa non significa rinunciare all'utilizzo del petrolio, in fondo si tratta di rinunciare nel medio periodo a soli 21 impianti, quelli che in caso di incidente causerebbero senza alcun dubbio dei danni incalcolabili all'ambiente e ai nostri mari. Significa invece manifestare la volontà di scegliere per il futuro un tipo di energia diversa, un'energia che non inquina, un'energia che non uccide e che non ucciderà mai la flora e la fauna marina... Se fossi io a decidere toglierei la concessione a TUTTE le piattaforme presenti attorno alle nostre coste, anche quelle posizionate OLTRE le dodici miglia marine, lo farei senza indugiare neanche un istante!... costituiscono un rischio enorme che noi italiani non possiamo più permetterci.

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Mi rivolgo a quelli che hanno paura di perdere il proprio posto di lavoro votando un "sì" al referendum: non cedete al ricatto delle multinazionali che si sono riempite le tasche coi soldi che hanno ricavato dal nostro petrolio, pensate invece a quante centinaia di migliaia di opportunità di lavoro potrebbero nascere in un prossimo futuro per sviluppare nuovi impianti ad energie rinnovabili! Care signore, cari signori: siamo in Italia, mica in Scandinavia... A noi italiani il sole, il vento e il mare non ci mancano davvero, e non ci mancheranno mai! Oggi ci sono tutti i migliori presupposti per sfruttare queste risorse naturali, hanno già cominciato a farlo anche quelli che tutte queste risorse non ce l'hanno... E noi allora?.. cosa stiamo aspettando?..

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